Giuseppe Cirò, giornalista e scrittore:” Scrivere è come raccontare un viaggio nelle parti più oscure della propria coscienza”

Giuseppe Cirò nato a Cosenza nel 1972 è giornalista pubblicista dal 2013.

Ha collaborato con giornali, TV e radio locali.

È stato per sei anni collaboratore all’interno del Consiglio regionale della Calabria e per sette anni segretario particolare e capo segreteria dell’ufficio del sindaco della città di Cosenza.

, La Rivelazione è il suo primo libro.

La Rivelazione. Il suo primo libro. Di cosa parla? 
E’ la storia di Franco Corda. Franco lavora come braccio destro di un politico locale che ha fatto della menzogna e della calunnia la sua principale strategia politica. Poi attorno ci sono i rapporti con la mafia e l’antagonista, una giornalista che fa il suo mestiere a volte eccedendo nei modi!

Tv, Giornalismo e Scrittura di libri, in quale ambito si trova a suo agio?
A me piace molto scrivere, perché è come raccontare un viaggio nelle parti più oscure della propria coscienza, nelle zone che spesso non esploriamo. Non so cosa troverò ogni volta, è sempre una sorpresa. Raccontare attraverso la scrittura mi è sempre piaciuto e lo faccio spesso, perché mi rende infinito piacere.
Un suo modello di giornalista o scrittore al quale si ispira?
Farei un torto a me stesso facendole qualche nome. Ho voglia ancora di imparare dagli altri. Leggendo molto ho imparato molto. A me piace un metodo descrittivo approfondito, una scrittura secca, diretta, avvincente, che deviano di continuo l’intreccio dalla sua traiettoria. E oggi grazie a Dio, trovo molti scrittori interessanti e con queste caratteristiche descrittive.
Tre aggettivi per definire l’Italia.
Vecchia, pericolante, sorprendente. La metà della popolazione italiana è fatta da persone sagge, che purtroppo la pandemia ha falcidiato, ma dalla quale noi prendiamo sempre meno esempio. Ascoltiamo poco questa parte del Paese. Poi penso che in questo momento viviamo a bordo di una nave in piena tempesta. Con sentimenti d’odio che rischiano di riportarci indietro. Credo anche nelle capacità di rialzarsi e alla fine potrebbe sorprenderci la forza di uscire dalla crisi.

Un piatto tipico italiano che le piace

Mi permetta la calabresità. Alici scattiate. E’ un piatto di tutte le stagioni, semplice nella preparazione, che ricorda il mare!

Quanto è importante leggere oggi?

Leggere ci rende migliori. Basterebbe questo per rispondere alla sua domanda. Oggi la DaD è stata una misura necessaria in alcuni momenti critici, forse abusata in altri perché poi i ritmi cambiano le persone e ritornare alla “normalità” diviene difficile. Oggi i ritmi della vita sono caratterizzati da cambiamenti epocali e la lettura sembra essere stata messa da parte. Dobbiamo riappropriarci con forza dei nostri spazi, di momenti da dedicare a noi stessi, uno di questi è la lettura di un libro.

Il suo rapporto con i social…
Moderato, come qualcuno che viene invitato a casa di persone che non conosce. I social posso essere strumenti eccezionali se usati con cura, moderazione e coscienza. Oggi riescono ad essere anche armi micidiali di odio e notizie false.

Un progetto attuale?
 Sto scrivendo il secondo libro.

Un sogno nel cassetto?
L’ho appena realizzato, scrivere un libro era un sogno che coltivavo sin da piccolo. Ora raccoglierlo in mano è emozionante.

Progetti futuri?

Tantissimi. Sto progettando un grande evento che coinvolgerà tante persone. La scrittura sarà protagonista. Ma non posso dire altro.

di Giuseppe Cossentino

Maxine Nodel: the natural art of painting

I am an American artist born in New York City, who comes from a family of notable visual artists and musicians. I specialize in natural painting and design-based drawing. As for my painting, it describes nature because there is something curative in contemplating the timeless “beauty of the earth”, taking up the quote from Rachel Carson – Work in oil on canvas or linen to create an emotional plein air, lush and richly textured and studio-generated seascapes and landscapes. I earned a Bachelor of Fine Arts degree from the Cooper Union for the Advancement of Science of Art in New York City I am a member of the Salmagundi Art Club of New York City, one of the oldest and most distinguished art clubs in the United States whose alumni included Louis Comfort Tiffany and Norman Rockwell, just to name a couple. • I teach traditional drawing, design and painting at the National Art League in Douglaston, New York. I have received several fine arts awards and have been featured in numerous art venues including the Edward Hooper House Museum in New York. In 2003, I received a fellowship from the Bill and Melinda Gates Foundation to open a high school of visual arts for Bronx students in New York City. – Even though I have been making art since I was two, I only recently started devoting my time exclusively to it, after 35 years of teaching visual arts.

Where does your artistic inspiration come from?

The inspiration for my paintings comes from my visceral connection with nature. There is something universally healing about contemplating the beauty of the earth- especially when life is challenging, even painful at times. That’s when I find that immersing myself in nature and then depicting my observations on canvas becomes an extremely cathartic, meditative, and healing experience. 

Do you have any particular subjects?

When I paint nature I am particularly drawn to water, sky, clouds, light, autumn trees, the interior of forests, and wild flowers. In short, I am drawn to subjects in nature that are rich in texture and lush in color.

Your Favorite Colors?

For some reason, I’m in love with the spectrum of violets, blues, turquoises, and greens.  These colors inspire me and I find them to be extremely soothing and healing.

Have you also written some books? Can you tell us which ones? 

I’ve written children’s books and some material for children’s television. My father was a children’s book illustrator and many years ago he and I collaborated on a children’s bible book series. I wrote them and he illustrated them. I also wrote math rap lyrics for a children’s educational television program. 

Do you like Italy? Have you ever been there?

I absolutely love Italy. I visited northern Italy once in 1987. I particularly fell in love with Florence. I’ll never forget being on top of Brunelleschi’s dome and seeing all the magnificent terracotta-colored rooftops beneath a sea of cerulean blue sky and majestic cumulus clouds. I still can hear the beautiful timeless voice of the church bells ringing simultaneously all across Florence.

An Italian painter you like?

I love all the classical Italian painters, but Caravaggio is my favorite because of his dramatic treatment of light and shadow in all of his compositions. 

A Current Project?

I am currently working on series of seascapes entitled “The Sound of Air and Sea.”

Future Project?

I will be beginning an autumn series later this summer. I am also preparing for a solo exhibition of my nature art in the spring of 2022 in New York City.

Where to Find Me: 

Maxinenodelgallery.com

Instagram.com/maxnodel

Interview by di Giuseppe Cossentino

Sasa’ Savino, attore, showman e ballerino: ” “Sogno di condurre un programma tv”

Sasà Savino, attore, showman, ballerino, un’artista che spazia nello scintillante mondo dello spettacolo. Ecco l’intervista.

Il tuo percorso artistico?

Sasà Savino nasce a torre dal greco Napoli 11/12/1975 Le prime esperienze adolescenziali sono state un percorso di portamento con attestato  e spogliarellista nei night fino da quando avevo 17 anni. Sono sempre stato un comico fino da ragazzino facendo divertire il popolo. Dopo queste esperienze ho incominciato a fare l indossatore e il fotomodello per agenzie, poi ho incominciato intraprendere la strada dell’ attore lavorando con tanti registi presentando anche alcune serate di spettacolo. 

Un tuo progetto attuale?

Ora sto lavorando come attore, ballerino, figurante e progetti con grandi stilisti per eventi. 

Un tuo sogno nel cassetto?

Il mio sogno nel cassetto é di condurre un programma televisivo. 

Pregi e difetti?

Sono una persona solare e determinata amo la natura e tutto ciò che la circonda, amo aiutare le persone che hanno bisogno. Dei difetti può essere che sono una persona molto schietta un po testardo e impulsivo.

L’artista ha combattuto tante battaglie sconfiggendo anche  la leucemia ho molta fede in Dio, crede negli angeli, e che esistono le sirene e non siamo gli unici abitanti della terra. 

di Giuseppe Cossentino

Gianni Sciambarruto: online il video del brano ” La Catedral”

Gianni Sciambarruto: dal 15 marzo è online il video del brano “La Catedral” che anticipa il primo album da solista del chitarrista tarantino

Gianni Sciambarruto anticipa il suo primo album da solista “alle Corde…”, con il video del                                brano “la Catedral”, componimento del maestro Agustín Barrios contenuto in questo nuovo lavoro prodotto da Cosimo Galoppa del Perfect Wave Studio di San Giorgio Jonico (TA).

Un brano dal forte significato e con una genesi particolare: il compositore, considerato una leggenda in Paraguay, rimase talmente folgorato dalla bellezza e magnificenza della Cattedrale di Montevideo (Uruguay), che decise di scrivere una suite in tre movimenti divenuta, poi, una pietra miliare del repertorio chitarristico classico.

La regia del video è affidata a Giuseppe Calamunci Manitta, il quale riesce a cogliere lo spirito dell’esibizione, bilanciando sapientemente dinamismo e tonalità morbide con sfumature nostalgiche di altri tempi. La location scelta per le riprese è la città di Lecce con le sue bellezze artistiche, cornice ideale di una musica che incontra e abbraccia.

Link al videoclip “la Catedral” su YouTube: https://youtu.be/PfielQF2mC4

“Il video nasce dall’idea di presentare la voglia di sviluppare un processo di contaminazione attraverso il linguaggio musicale – racconta Sciambarruto – Il mio intento è quello di creare un ponte fra culture, ed è per questo che ho scelto di inserire il tamburello nella performance del brano, esaltando la forte identità salentina d’appartenenza. Il tamburello che, nelle talentuose mani del giovane Simone Carrino, ritrova luce nuova ed un approccio tendente alla sperimentazione pur rispettando la tradizione”.

Sciambarruto, nel suo progetto intende proporre musica dal sapore fortemente “popolare”, in un repertorio ricercato, ma fruibile da tutti.

L’ALBUM “alle Corde…”

Il primo progetto da solista del giovane chitarrista tarantino Gianni Sciambarruto è atteso per il 28 marzo 2021.

Durante questo anno di pandemia Gianni ha iniziato a scrivere arrangiamenti di brani tratti dal repertorio popolare, cercando di costruire un repertorio variegato, ricercato ma anche fruibile.

L’intenzione è quella di promuovere la chitarra classica come uno strumento completo, dalle sonorità intime, ma capace di adattarsi nei diversi stili musicali senza mai perdere di espressività.

Segna una linea trasversale attraverso la tradizione italiana, un obbligato omaggio al retaggio spagnolo, per poi, insinuarsi nelle sonorità esotiche sudamericane, con l’opera di contaminazione dei compositori moderni. L’esecuzione è resa ancor più intensa con la partecipazione ai tamburelli di Simone Carrino che, grazie al personale approccio moderno applicato a uno strumento “tradizionale”, accentua ancor più la natura fortemente popolare dei brani, elegantemente irradiati da luce nuova.

LA TRACKLIST: 1. La Danza – G. Rossini |2. Spanish Capriccio – M. Colonna |3. Recuerdos de la Alhambra – F. Tárrega |4. Asturias – I. Albéniz |5. Indifference – T. Muréna |6. Tango en skaï – R. Dyens |7. la Catedral – A. Barrios |8. Czardas – V. Monti |9. Brasileirinho – W. Azevedo |10. Tico tico no Fubà – Z. de Abreu

Chitarra: Gianni Sciambarruto

Tamburelli: Simone Carrino

Registrato presso: Perfect Wave Studio – San Giorgio Jonico (TA)

Mix e Mastering: Cosimo Galoppa

Produzione: Cosimo Galoppa

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Biografia

Gianni Sciambarruto, tarantino classe ’93, fin da giovanissimo dimostra una naturale propensione per la musica e inizia a suonare la chitarra alla tenera età di sei anni. Termina gli studi in Conservatorio nel 2018 consegue la laurea di II° livello presso l’I.S.S.M. “G. Paisiello” di Taranto con il massimo dei voti, lode e menzione d’onore. In questo periodo di formazione si distingue per le capacità tecniche ed espressive e risulta vincitore in diversi concorsi nazionali ed internazionali tra cui:

1° PREMIO Concorso “Festival internazionale Adriatico” – Pescara.

2° PREMIO ASSOLUTO Concorso Internazionale “Città delle ceramiche” – Grottaglie (TA).

1° PREMIO Concorso “A.Gi.Mus.” – Francavilla Fontana (BR).

1° PREMIO Concorso “Lams” – Matera.

1° PREMIO ASSOLUTO Concorso “Giovani chitarristi” – Mottola (TA).

Il percorso accademico gli  permette di approfondire la tecnica ed il repertorio classico ma i suoi gusti si orientano verso la world-music e nel 2015 fonda “Yarákä”, un progetto acustico orientato a contaminare le sonorità mediterranee con quelle afro-brasiliane. Nel 2018 con Yarákä realizza il suo primo album dal titolo “Invocaçao” e, con la stessa formazione, presenta il progetto in Austria e Germania dopo l’aggiudicazione del bando Puglia Sound Export.

Con il progetto Yarákä, ha all’attivo centinaia di performance tra cui importanti Festival Jazz e di musica etnica: “Bari in Jazz”, “Kantun Winka”, “Alkantara Festival”, “Due Mari WineFest”, ed altri.

Nel 2020 consegue un Master in Film Scoring, basato sul programma della Berklee College of Music sotto la guida del M° Francesco de Donatis a Lecce.

In questo periodo Gianni scrive musica per corti, spot pubblicitari e trailers. Attualmente collabora come compositore freelance per diversi registi e produttori.

Canali ufficiali

YouTube: Gianni Sciambarruto https://www.youtube.com/channel/UCC1sXMZ52etlJ_YtlgsZ6_g

Instagram: https://www.instagram.com/giannisciambarruto/

Facebook: https://www.facebook.com/giannisciamba

Sito Web: http://giannisciambarruto.com/

Sulle piattaforme cinematografiche internazionali, il docufilm di Jean Paul Stanisci: ” Una scelta necessaria”

Sulle piattaforme cinematografiche internazionali,

il docufilm di Jean Paul Stanisci:

“Una scelta necessaria”

L’opera ultima, unica al mondo, prodotta dal documentarista pugliese Dominique Jean Paul Stanisci, che mira a riscoprire la dignità umana, attraverso un viaggio nei memoriali più celebri:

 Auschwitz, Killing Field, Hiroshima, Rwanda, Alcatraz, Chernobyl e Ground Zero

Iscritto ufficialmente sulle piattaforme cinematografiche internazionali il docufilm: “Una scelta necessaria” (2021), del documentarista pugliese Dominique Jean Paul Stanisci. L’opera, si propone di riscoprire il valore della dignità umana andandola a ricercare nei luoghi dove è stata maggiormente dissacrata.

Il documentario, unico al mondo, è il risultato di numerose esperienze di viaggio intraprese a partire dal 2009, ed effettuate visitando i memoriali più noti dell’epoca contemporanea: da Auschwitz (Polonia), ai Killing Field (Cambogia), da Hiroshima (Giappone), a quelli del Rwanda (Africa), passando per Alcatraz, nonché nei luoghi dove la morte ha falcidiato migliaia di persone per altre cause, come Ground Zero e Chernobyl. Questi viaggi sono già confluiti in due libri, “Viaggi Bianchi” e “Ancora Viaggi Bianchi“, rispettivamente pubblicati nel 2017 e 2020 (AGA editore) e successivamente nella mostra fotografica inaugurata nel 2020: “Come fiori di loto” (Joyful People).  

Il progetto tutto pugliese: “Una scelta necessaria“, prodotto da Joyful People, in collaborazione con Space Off e Rooster Produzioni, diretto dall’esordiente registapugliese Marika Ramunno, annuncia la partecipazione a prestigiosi Festival nazionali e internazionali, pregiandosi del sostegno di autorevoli firme del mondo della cultura, del giornalismo e del cinema.

Tra le prestigiose firme a sostegno dell’intero progetto il dott. Sandro Calvani – Dirigente delle Nazioni Unite e della Caritas, attualmente Consigliere Reale a Bangkok; la dott.ssa Dhebora Mirabelli – scrittrice, presidente della Confederazione delle Piccole e Medie Imprese siciliane, già esperta alla Presidenza del Consiglio dei ministri – il dott. Onofrio Pagone – giornalista caporedattore de La Gazzetta del Mezzogiorno – Gustavo Delgado – giornalista, già inviato di guerra e direttore televisivo; solo per citarne alcuni.

Valter Venturelli: ” Il Teatro è vita mette a nudo le nostre anime”

Abbiamo raggiunto Valter Venturelli attore di teatro, tv e cinema per un’intervista sul suo percorso artistico nel mondo della cultura e dello spettacolo.

Il suo percorso artistico

Il  mio  percorso  artistico  e’  iniziato  negli  anni  80,   mi sono diplomato  a Roma  da  stilista  4  anni  all’ISTITUTO EUROPEO DI DESIGNER  diplomato  col max dei voti… Ho  lavorato  per diversi  anni  fino al  2000  disegnando  e  realizzando  con gruppo di collaboratori  abiti  da  uomo  e donna  da  cerimonia  o meglio  abiti  da sposa  e uomo, io  sono di Bologna . Nel 2002  mia moglie  ha ricevuto  una  proposta di lavoro molto  importante  a Roma e cosi’ ci siamo trasferiti. Il mio progetto  era  di  proseguire  la mia  attivita’ realizzando  collezioni  da uomo e da donna da cerimonia e da sposi, ma la cosa  non ho potuto realizzarla. Non ho trovato sarte  che potevano  realizzare  queste  miei  abiti  in quanto molti  sarti-e  non lavoravano piu’ , c’era stato  un cambio generazionale e sarti  in grado  di realizzare  i miei capi  non ne ho trovati. Cosa  fare  allora? Io  da sempre avevo  la  passione  dello  spettacolo ma  i miei  avevano sempre ostacolato  questa mia passione e  e  a quel punto ho  deciso  di provare a buttarmi nel campo  dello  spettacolo. Con  una certa faccia tosta   sono andato  a Cinecitta’ e   li  ho parlato  e conosciuto  un capogruppo  e gli  ho chiesto  cosa fare per  poter lavorare  nel cinema , che   era il mio sogno da quando ero bambino. Lui  gentilissimo mi ha detto  di  farmi  alcune foto  e  di  portarle  a  lui. Dopo pochi  giorni  gli ho portato le foto. Dopo  una settimana  mi hanno  chiamato  a  Cinecitta’  x fare le prove costume x lavorare  in 1 film.Da  qui  e’  iniziato il mio percorso  nel cinema.Mi  sono trovato  sul  set  di  un film di Andrea Bolognini  mi venne  affidato  un piccolissimo ruolo. Era un set  con grandi  nomi   tra cui Giancarlo Giannini. Fu’  un’esperienza esaltante. Cominciarono  in molti a chiamarmi  per  lavorare. Poi  ad  un provino, un aiuto regista  mi consiglio’ di farmi  fare  un book  di  foto  da un bravo fotografo   e di svolgere un corso  di recitazione. Seguì   il suo consiglio  feci  il book  da  un bravo fotografo  e  con le foto  trovai  subito  una  agenzia  per attori  che mi inseri’  nel suo parterre. A quel  punto  decisi  che dovevo studiare x fare questo mestiere  e  conobbi  tramite un amico  una bravissima  attrice che faceva  dei  laboratori  teatrali  e  mi iscrissi  subito. Alla  fine  del laboratorio  l’attrice  mi  inseri’  nella sua  compagnia  e debuttai a teatro con un ruolo importante nello  spettacolo. Da  allora lavorai  diversi  anni in  questa compagnia  teatrale   e  poi  lavorai  in altri  spettacoli  con altri  registi e la passione x il teatro sempre pi’ forte  mi porto’  a lavorare a  teatro  per molti  anni. L’ultimo  spettacolo  a teatro  mi ha coinvolto  totalmente  l’ho  scritto  e diretto  io  2  anni  fa  ed  ero  pure in scena come attore. PER  NON DIMENTICARE  era  uno  spettacolo  sulla Shoa’.. questa  mia esigenza di portare in scena  un tema  come  la shoa’  era  nato  da  una  mia  esperienza  precedente  che mi  aveva coinvolto  e  colpito  tanto.  Alcuni  anni  prima  avevo  lavorato in  uno  spettacolo  teatrale itinerante  ossia  uno  spettacolo  sulla Shoa  in  cui  eravamo  in scena  in 12 attori  e  recitavamo  non  in scena  ma in mezzo  al  pubblico  ed  io avevo  il ruolo di Primo Levi e  al pubblico  narravo  le mie notti  in  un campo  di concentramento  e  questa  esperienza  mi aveva  fatto  sorgere  il desiderio  di riportare a teatro una delle pagine  più terribili  della storia dell’ uomo.

Hai anche delle esperienze in tv…

In  tv  ho  lavorato  in  3 fiction  tv  Un  passo  dal  cielo  2     Il  clan  dei  camorristi   Butta la. Luna2 . Tra queste 3 esperienze. Tra queste esperienze. La più gratificante. e’ stata il. Clan. Dei camorristi. In cui. ero in scena. con Stefano Accorsi collega. gentilissimo. e con. cui mi sono trovato,  in perfetta  sintonia, persona meravigliosa.

  • Teatro, tv. cinema . In quale ambito si trova piu’ a suo agio?

Quando posso. scegliere. preferisco sempre il teatro. stare su.un palcoscenico  col contatto diretto col pubblico. Questa è la magia impareggiabile e unica del  teatro.  Forse, non si può comprendere ma solo praticando questa arte si può comprendere.

Un regista con il quale ti piacerebbe lavorare

Un. regista con cui mi piacerebbe lavorare. e’  Ferzan Ozpetek. Tra le persone che ho   conosciuto nel mio percorso artistico  e che mi ha gratificato molto c’è ”Stefano Benny che oltre ad  essere un bravissimo e apprezzatissimo scrittore e’ una persona splendida e schietta. Con lui ho fatto alcuni Laboratori sulla lettura.  Quando lui mi ha sentito leggere mi gratificò  molto dicendomi che ho una voce narrante perfetta.  Io nutrivo  su questo forti dubbi essendo  per carattere molto esigente anche con me. Stesso,  tutte le volte che ci vediamo mi evidenzia questa mia dote.

5. Oggi, il teatro è chiuso per l’emergenza Covid. Una definizione di teatro.

La chiusura. dei teatri. che prosegue. dopo tanto tempo la trovò un provvedimento assurdo. si dovrebbero. aprire. subito.  i. Requisiti. X riaprirli. si possono trovare tra   distanziamento sociale, igienizzanti e altro. Trovo che sia. solo la volontà  di  Non comprendere cosa sia il teatro che è cultura, uguale a vita. e tanto. tanto altro. Questa  prolungata chiusura porterà  alla chiusura di tanti teatri con il conseguenziale  impoverimento culturale.  Il Teatro. che. cos,e’.?  Il Teatro è vita ci pone tante domande, tante riflessioni. ci fa’ crescere. e mette a nudo le nostre anime.

di Giuseppe Cossentino

Gaetano Scicchitano ci racconta ” Le incerte vie dell’essere”.

di Giuseppe Cossentino

Abbiamo raggiunto Gaetano Scicchitano, autore e brillante sociologo che ha scritto il libro ” Le incerte vie dell’essere”. Ed ha risposto in modo attento e dettagliato ad alcune delle nostre domande e curiosità sull’opera… Ha collaborato anche con riviste letterarie internazionali con alcuni racconti brevi…

“Le incerte vie dell’essere” da dove nasce l’idea dell’opera e di cosa tratta?

Essa nasce prima di tutto da una sfuggente inquietudine interiore, che attraverso gli studi, le riflessioni e gli approfondimenti si è tramutata in esperienza letteraria creativa. Il libro è a carattere autobiografico, quindi composto da descrizioni introspettive e poesie. Parallelamente è anche teorico: sociologico, psicologico, antropologico e filosofico, poiché contempla il pensiero di circa cento esponenti di tali specifici campi. Gli spunti autobiografici si presentano come specifico sguardo esplorativo, proteso a espandersi dal particolare al generale, divenendo analisi teorica che, senza mai smettere di interrogarsi, intende contemplare l’intero creato. L’inquietudine è essenzialmente la percezione intuitiva e quasi inconscia della complessità e delle contraddizioni del mondo attuale. Si tratta di una condizione psicologica tipica della società industriale, diffusasi sensibilmente dagli anni ’60 del secolo scorso in poi. Nel III capitolo racconto e analizzo appunto la fase della contestazione giovanile che ha investito pienamente la mia generazione, con implicazioni anche psicologiche. Nella nuova atmosfera di benessere e di libertà, si stava infatti sperimentando il progressivo affrancarsi dalle più tradizionali limitazioni che riguardavano molto la sfera sessuale e non solo essa. Più in generale, tali trasformazioni della personalità implicano una certa riformulazione dell’intimo sentire emozionale e delle idee di ogni genere, considerando che la complessità artificiosa, caratteristica del mondo contemporaneo, determina individualità sempre più spiccate. A tali processi è inoltre associata l’accentuarsi delle incoerenze psicologiche e culturali, nei singoli e nelle collettività. La reazione a tale stato dell’essere è lo sviluppo della coscienza, la quale tende spontaneamente verso una visione unitaria della realtà, la stessa a lungo sostenuta dalle dottrine spirituali e dalla cultura umanistica. Tuttavia, nella realtà attuale essa è in crisi soprattutto di fronte a un fenomeno tipico dei tempi attuali: l’immenso patrimonio di conoscenze che oggi abbiamo a disposizione ha determinato una frammentazione culturale a carattere specialistico, soprattutto nel campo tecnico-scientifico, con un’auto-limitazione dei punti di vista esistenziali. L’intento alla base de “Le incerte vie dell’essere” è quindi un percorso di consapevolezza, anche reattivo a tale stato di cose. Essa chiede di essere esplicitata attraverso l’uso sapiente della parola, e il libro ne rappresenta la forma compiuta.

Come è cambiata dal suo punto  vista di sociologo la società di oggi e l’essere umano?

Le trasformazioni sociali, innescatesi dalla rivoluzione industriale del XIX secolo in poi, sono argomenti ormai tipici della sociologia. Il fenomeno più rilevante è stato la frantumazione delle comunità tradizionali, proprie dei centri abitati legati all’economia agricola, quindi delle vecchie classi sociali nettamente differenziate, a favore della più libera e variegata classe borghese. I sensi di appartenenza dei singoli, non più rigidamente definiti e limitati, sono pertanto divenuti anch’essi fluenti e articolati. Nello stesso tempo, l’emotività individuale, in una certa qual misura modulata in ogni caso a livello inconscio, è stata progressivamente sminuita a favore degli ordini mentali razionali e quindi anche in direzione delle strutture organizzative umane altrettanto razionali. Mentre l’uomo del passato aveva una percezione abbastanza chiara dell’ambiente sociale nel quale viveva, nella modernità l’individuo è divenuto sempre più ingranaggio relativamente inconsapevole di apparati complessi e molteplici: industriali, tecnologici, burocratici e politici. Inoltre, con l’avvento della globalizzazione produttiva ed economica è stato sminuito anche il ruolo delle nazioni: la sfera mondiale delle attività produttive, finanziarie, dei servizi e del potere politico oggi è prevalente rispetto alle differenti autonomie e gestioni locali. Nella fase postindustriale per l’individuo i riferimenti sono pertanto divenuti ancora più fantomatici rispetto al periodo industriale. La relazione fra persone e ambiente sociale appare però mutata in maniera ancora più sostanziale se si hanno come riferimento le culture più arcaiche, soprattutto quelle tribali, nelle quali la coincidenza fra coscienze individuali e collettive era alquanto accentuata, poiché le armonie naturali erano il riferimento principale per le une e le altre. L’uomo moderno è quindi soggetto a processi di singolarità sempre più accentuati, allontanandosi abbastanza dalla base psicologica istintiva e godendo nello stesso tempo di possibilità e capacità di scelte sempre più ampie. L’autonomia di pensiero ha inoltre implicazioni abbastanza problematiche rispetto ai ruoli predeterminati e al conformismo sociale: da quello più tradizionale alle forme più attuali, legate soprattutto alle mode e ai condizionamenti mediatici. Una questione fondamentale per gli esseri umani d’ogni tempo, e quindi per quelli odierni, verte comunque sui punti di vista etici e politici. Una premessa importante in questo senso è che dall’ormai lontano avvento dell’agricoltura la sopravvivenza umana è sempre dipesa da un lavoro specifico, e tale subordinazione ha relegato grandi masse umane in una perenne condizione di dominio e sfruttamento spesso indiscriminato. A un certo punto della storia furono le più importanti e antiche dottrine spirituali a concepire i fondamenti etici per la realizzazione di una condizione di relativa equità umana e sociale. I filosofi illuministi e poi i teorici marxisti ne teorizzarono poi la messa in atto, per cui si avviarono in tale senso dei processi politici che videro i propri limiti nel fallimento del socialismo reale e nel declinare della democrazia occidentale, negli ultimi decenni del XX secolo.

Pregi e difetti?

L’evoluzione dell’uomo è della società è inarrestabile e sempre più veloce, tuttavia essa è contraddittoria in maniera altrettanto crescente. Venuto meno il pensiero tendenzialmente onnicomprensivo, soprattutto dei teologi e dei filosofi, ridimensionatosi il ruolo delle religioni e poi delle ideologie, con la loro capacità di orientare le masse, la conoscenza ha assunto sempre più i tratti di un arcipelago di specificità e di operosità umana. La parte artificiosa del mondo oggi è pertanto composta essenzialmente da apparati abbastanza complessi, a carattere scientifico, tecnologico-produttivo, finanziario, tecnologico-terziario, amministrativo-politico-economico, mediatico e sempre più di tipo informatico, con le connesse reti di comunicazione e di controllo. Essi formano strutture planetarie altrettante specifiche, i cui distretti sono presenti in maniera accentuata in alcuni ambiti territoriali e meno presenti in altri. Le energie umane creative e quelle distruttive si evolvono inoltre in maniera parallela e intrecciata, poiché l’atavico atteggiamento competitivo non arretra di fronte alle contrapposte determinanti storico-culturali di tipo egualitario. Esso tende invece a innestarsi in maniera adattiva nelle nuove strutture di potere sempre più tecnicizzate. La distruttività umana è quindi abbastanza evidente nella perseverante pratica della guerra, nello sviluppo degli armamenti e nel depauperamento degli ambienti naturali e delle loro risorse. D’altra parte, l’esuberanza intellettiva a vocazione umanistica, l’arte e le diverse forme di spiritualità continuano a essere uno sguardo onnicomprensivo sul mondo, volto a voler coniugare spirito e ragione. Il destino di tali conoscenze è però relegato all’interno di nicchie limitate prevalentemente dai preponderanti poteri e organizzazioni a carattere tecnologico. Di conseguenza, l’uomo del nostro tempo che aspira a essere intellettualmente esuberante, può esserlo soprattutto sul piano concettuale e molto di meno su quello della messa in atto delle idee.

Cosa pensa dei social network oggi?

Anche questo ampio e complesso scenario presenta luci e ombre. Le tecnologie offrono in ogni caso possibilità preziose, dovute alla loro essenza innovativa. I network sono parte del vasto apparato tecnocratico articolato sull’intero pianeta, che travalica i confini nazionali e, laddove vi è accentramento gestionale e tecnologico, essi si configurano come nuove forme di egemonie, non assolute, ma in grado di condizionare in maniera inquietante le masse umane. Lo è divenuta in questo senso prima di tutto l’informazione televisiva, abbastanza omologata nei contenuti e negli orientamenti culturali-ideologici, quindi lontana dall’auspicato pluralismo. Un’altra forma di egemonia, altrettanto discutibile, è il controllo accentrato dei dati sensibili presenti nelle reti. Lo è il controllo visivo satellitare e quello rivolto alle telecomunicazioni, gestito dagli apparati militari. Il dominio delle élite ha quindi assunto nuove forme a carattere globale, che si aggiungono a quelle più tradizionali, come la proprietà agricola, gli apparati industriali e burocratici. In contrapposizione a tali strutture macroscopiche, si sono d’altra parte diffusi i social network di dimensioni circoscritte e presenti ovunque in gran numero. Sulle loro reti corrono le idee e le iniziative autonome e il libero scambio, prevalentemente non condizionati da sovrastrutture dominanti. Essi rappresentano pertanto una nuova tipologia di sviluppo della democrazia e del pluralismo, in grado di controbilanciare le istituzioni tradizionali in tale senso ispirate, da tempo in crisi laddove esse si erano affermate, anche se in maniera limitata. Tali tipologie di social network si pongono quindi come fattori di riequilibrio rispetto alle nuove supremazie tecnologiche-mediatiche.

Un progetto attuale?

Senza dubbio, il destino dell’uomo è di progettare la vita e il futuro delle collettività e infine dell’intera umanità. Tale intento, come già detto, ha radici profonde nella storia. Una svolta storica importante ha avuto corso sulla scia del pensiero illuminista, positivista e quindi marxista. L’avvento degli stati democratici e quelli del socialismo reale, in realtà, ha riguardato aree limitate del mondo e tuttavia dominanti. I processi di occidentalizzazione hanno investito il resto del mondo prevalentemente in termini di aree economicamente subalterne, mantenendo oppure istaurando regimi autoritari funzionali agli interessi delle potenze e delle oligarchie dominanti. Il socialismo reale è invece collassato a favore del ritorno di una tipologia di capitalismo adattato alle esigenze delle vecchie classi dominanti riciclatesi. Quanto si parla progettualità politica e sociale si presuppone l’esistenza di soggetti attivi in tale senso. Lo sono stati in una certa qual misura gli stati nazionali, ma loro storia e la validità dei modelli messi in atto hanno trovato i propri limiti nei processi descritti e quindi nella globalizzazione economica, tecnologica e politica, che ha sminuito notevolmente il ruolo degli stessi stati nazionali. In realtà, oggi non esiste un soggetto progettuale in grado di decidere il destino di un’umanità interconnessa. Esistono invece delle dinamiche economiche, produttive, tecnologiche, sociali e politiche che si muovono in maniera indipendente le une rispetto alle altre e in alvei circoscritti, confluendo in una certa misura in maniera variamente cotica e in un’altra misura in maniera variamente coordinata. Sussiste nello stesso tempo un notevole patrimonio culturale teorico e quindi ideologico, che si riproduce secondo svolgimenti creativi che non si estinguono. È però anch’esso confinato in determinati ambiti relativamente indipendenti e interagenti in maniera limitata con il resto della realtà umana. In sintesi, esistono delle dinamiche sociali molteplici che nell’insieme determinano una sorta di deriva. Nel libro parlo appunto di un sistema-mondo simile a un’organizzazione policefala, per cui l’uomo odierno è immerso in un ambiente in larga parte artificioso, dominante e in molti aspetti incomprensibile per le masse dominate, pressappoco come lo era la natura agli occhi dei nostri progenitori. Il pensiero e la determinazione umana ha quindi generato per un verso un immenso organismo, artificioso quanto incompiuto, e d’altro canto varie entità spirituali-culturali collettive e nello stesso tempo individuali. L’instabilità è di conseguenza una caratteristica saliente di un’umanità che procede in maniera sempre più accelerata, e il destino che sembra annunciarsi all’orizzonte dell’umanità assomiglia curiosamente alla Torre di Babele descritta nel capitolo 11 della Bibbia.

Progetti futuri?

Qualsiasi idea progettuale riguardante il futuro dell’uomo riconduce al problema irrisolto dei possibili soggetti promotori e attuatori. Il sistema-mondo essendo un organismo artificioso e complesso, richiederebbe una testa pensante e programmatrice, in sostanza delle istituzioni democratiche sovranazionali. Anche riguardo a tale questione, la storia recente dà indicazioni tutt’altro che incoraggianti. L’esperienza dell’Unione Europea ci dice infatti che la volontà delle classi politiche dei paesi economicamente avanzati è di lasciare libero corso alle politiche neoliberiste, per cui detta istituzione sovranazionale è volutamente priva di politiche economiche ed estere decise in maniera democratica a livello unitario. La logica autocratica dei poteri non statuali continua quindi a imperversare supportata dai governi nazionali. Ciò rende quanto mai utopica l’idea che l’umanità pensante possa un giorno giungere a una sintesi culturale e politica che sia governo e progettualità, tale da controbilanciare le logiche predatorie e distruttive di quel mostro policefalo che è il sistema-mondo animato in maniera plurima dagli andamenti economici, produttivi e tecnologici. L’unica prospettiva attendibile rimane la complessiva creatività umana. Essa è infatti inarrestabile. Quella scientifica e tecnologica presenta luci e ombre, capacità effettivamente innovative e altre distruttive. Gli estri artistici, letterari, teorici e spirituali, anche se non privi di criticità, sono oltretutto in grado di aprirsi a luminosità infinite. Tale è infatti la coscienza, sempre in osmosi fra sfera individuale e collettiva, che nel suo dilatarsi assume sempre più le caratteristiche di un unico immenso paesaggio composto di vedute e concetti e dai confini incerti. È pressappoco ciò che ho voluto esprimere con il mio libro.

Mirko Stella, cantante ricorda il mito Maradona con la sua potente voce

Qualche settimana fa ho ricevuto una chiamata un mio amico e non solo amico mi parla della morte di Maradona.

Poi mi dice ascolta: 

“Addios Maradó” nun ir u giocatore ma piezz è sta città. 

Queste le prime parole che mi rimangono impresse della sua canzone su Maradona.

Mirko Stella canta da anni ormai.

Tante trasmissioni su reti regionali, album alle spalle, collaborazioni con tanti artisti.
Da anni non solo cantante, ma anche autore. 

Infatti questa bella canzone è una poesia del cuore, così la definirei ed è stata scritta dallo stesso Mirko mentre al piano abbiamo Silvio Visconti, la grafica è di Figli del Vesuvio e le foto e il video sono di Salvatore Architravo.

Il video in pochi minuti della canzone “Addios Maradó” diventa virale, fa un boom di visualizzazioni e non solo anche di condivisioni.

Un numero veramente sbalorditivo che lascia il cantante senza parole.

Lui ama Napoli profondamente come tutti i napoletani. Sembra quasi di aver perso uno di famiglia.

Il cantate dopo la notizia ha dedicato la  canzone e il video al “Dio del Calcio”, dopodiché si è recato quasi come in pellegrinaggio  con felpa e mascherina creata da Figli del Vesuvio allo stadio e non solo rispettando le regole COVID-19 imposte dallo stato andando in giorni ed ore permesse. 

Questa canzone resterà immortale perché decanta l’amore che un ragazzo può aver per un calciatore che ha segnato un riscatto per questa terra, tanto amata ma allo stesso tempo tanto martoriata. Ed è diventata ormai quasi un inno da dedicare ad un Re che ha regalato tanto a questa città. 

Complimenti Mirko non ci deludi mai e noi ti teniamo d’Occhio.

Ecco il link di pubblicazione della canzone che potete ascoltare:https://youtu.be/ppfB081cLsM

Giuseppe Nappa 

SOURCE OF EMOTIONS E L’ASSOCIAZIONE VITTIME RIUNITE D’ITALIA INSIEME CONTRO OGNI FORMA DI VIOLENZA SULLE DONNE

Quest’anno, e precisamente mercoledì 25 novembre, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, l’associazione Source of Emotions, guidata dal regista, attore e sceneggiatore James La Motta e dall’Associazione Vittime Riunite d’Italia, guidata dal Presidente Angelo Bertoglio, saranno i promotori di un ‘importante iniziativa mai realizzata prima. Si svolgerà infatti l’evento “Maratona Social Donne: ogni giorno e per sempre”. La “maratona ” andrà in diretta su diverse pagine social a partire dalle ore 14.00 sino alle 00.00 diviso in tre blocchi (14/17-18/20-21/00.00) con molti ospiti sia del panorama artistico che istituzionale che porteranno un messaggio contro la violenza sulle donne. Saranno presenti: cantanti, attori, psicologi, avvocati, vittime di violenza, sociologi, criminologi, psichiatri , rappresentanti delle forze dell’ordine e rappresentanti istituzionali, quali sindaci, assessori e cariche parlamentari a tutela di tutte le vittime di violenza. Ancora una volta, dopo molte altre importanti e precedenti iniziative svolte in Italia, l’associazione Source Of Emotions e l’Associazione Vittime Riunite d’Italia, si mettono insieme per realizzare evento unico e a divulgazione nazionale , proprio nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Un impegno comune per rilanciare ancora una volta il messaggio di sensibilizzazione a tutela e sostegno delle “Vittime” , ed urlare “basta” alla “Violenza sulle donne”.

TV – THE COACH PARTE LA TERZA EDIZIONE DEL TALENT SU 7 GOLD

RIPARTE IL TALENT ” THE COACH” SU 7 GOLD

E’ tutto pronto per la partenza della terza edizione di The Coach, in onda su 7Gold da lunedì 12 ottobre 2020 alle 19.00. 140 puntate, nuove di zecca, che verranno trasmesse dal lunedì al venerdì. Confermata alla conduzione la bravissima Agata Reale, che ancora una volta affiancherà sia i concorrenti e sia i coach, protagonisti del racconto del talent show, in un percorso di crescita artistica, ma anche personale.

La struttura del programma è rimasta pressoché invariata: dopo la fase Academy, utile ai produttori per scoprire le personalità che faranno parte del cast, verranno infatti formati cinque team, ognuno dei quali potrà contare sul supporto e l’aiuto di tre coach, scelti anche loro attraverso i casting. Nella fase finale, quella in cui si sfideranno le varie squadre, saranno poi dei giurati d’eccezione a giudicare le varie performance: la coreografa Maura Paparo, l’attore Massimiliano Varrese, le cantanti Jane Ndubuisi e Bianca Atzei. Completerà il quintetto Davide Franconeri, il coach vincitore della scorsa edizione.

Prodotto da Jtl Production e Antares Film, The Coach è stato interamente registrato la scorsa estate, motivo per cui i produttori Luca Garavelli e Marco Zarotti hanno già avuto la possibilità di anticipare al pubblico che saranno tanti gli eventi che caratterizzeranno la narrazione delle nuove puntate, che avranno ciascuna una durata di circa 21 minuti. In fase di preparazione, sono state ovviamente seguite le procedure in materia di Covid 19, per garantire la massima sicurezza a tutti i partecipanti della trasmissione.

Compito di The Coach sarà ancora una volta quello di dar lustro ai vari artisti, ma soprattutto alla figure dei coach, che spesso passano in secondo piano negli show del genere. Sarà quindi una nuova occasione per conoscere altri maestri capaci di creare arte, con i loro preziosi consigli, pur restando dietro le quinte.